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L'Abate di San Fedele a Poppi

Secondo importante contributo di Francoeffe.

L’Oste Guelfa avrebbe praticamente tratto in inganno le spie Ghibelline.
Se c’erano o c’erano state a spiare, avrebbero informato il Vescovo Guglielmino degli Ubertini, che l’Esercito guelfo sarebbero venuto dal valico di San Donato. Proprio laddove nel marzo, in vista di Firenze, avevano bruciato l’olmo di fronte alla chiesa. Nella Piazza della vallombrosana Badia di Ripoli, ove le insegne di guerra erano li fin dal 13 maggio, il Vescovo di Firenze aveva benedetto le truppe ammassate sul grande spiazzo della Chiesa.
I discorsi infuocati dei Priori e dei rappresentanti delle Arti Maggiori avevano scaldato gli animi. Aimeric di Narbonne, a cui era stato affidato il comando dell’Oste, aveva incoraggiato alla vittoria sui Ghibellini, rammentando Montaperti di qualche anno prima. La voglia di riscattare quella bruciante sconfitta salì alle stelle.
Il 2 di giugno fu levato il grande accampamento e l’Oste guelfa si mise in marcia. Si immagina che gli informatori fecero fatto scoppiare le loro cavalcature per informare il Vescovo dell’imminente venuta dal valico di San Donato, lungo la via per Arezzo. Del resto non sarebbero stati i soli a sacrificare i cavalli per volare verso Arezzo: poco tempo prima, con una rapida e perfida incursione, praticamente sotto le mura di Firenze, nei pressi del Convento del Paradiso, avevano attaccato e danneggiato alcune case giusto appena fuor dalle mura oltre la Porta di San Niccolò. Le Monache del Paradiso si rinchiusero a biascicar Rosari nella Cappella di Santa Brigida.
Dopo gli incursori se ne scapparono incontrastati donde erano venuti : il colle dei Moccoli li vide volare verso Arezzo. Sicuri delle informazioni frettolosamente raccolte, i Ghibellini si organizzarono per difendersi. La salita del valico della Consuma, scelta invece della strada da S. Donato, fece faticare per 9 giorni, uomini e bestie, per trasportare tutto il necessario all’attacco. L’Oste sarebbe dilagata nella vallata del Casentino come un rullo compressore, spazzando via ogni ostacolo. Gli ordini di Aimeric di Narbonne erano stati impartiti chiari e precisi. I 100 Cavalieri inviati da Carlo d’Angiò con le sue insegne reali da portare in battaglia, avrebbero aiutato a sfondare lo schieramento al centro, dopo che si fosse completata la manovra a tenaglia concordata con tutti i Capitani nel parlamento che si era tenuto in Battistero.
A Corso Donati era stato comandato, pena la testa, di restare di riserva alla testa dei 150 Cavalieri, coprendo il fianco sinistro dello schieramento. Ma a battaglia quasi definitivamente vinta, il Donati vi volle intervenire, contravvenendo all’ordine preciso di Aimeric :”…qui c’è gloria per tutti ed io ne voglio prendere una parte, esclamò gettandosi nella mischia, meglio perdere la testa che un po’ di gloria!. Mi dovrete prendere a Pistoia per spiccarmela!!”
Era appena l’alba del 5 giugno quando dalla strada che conduce a Vallombrosa, le avanguardie fermarono un prete che in groppa ad una mula, lesto lesto, trotterellava verso il valico della strada che dalla Consuma scende nel Casentino. Condotto di fronte al Narbonne si qualificò come l’Abate di S. Fedele a Poppi : “..stavo tornando dalla Casa madre di Vallombrosa, ero stato ad un incontro con l’Abate dal quale ero andato per ricevere consigli e guida…”.
Naturalmente fu trattenuto contro la sua volontà, non prigioniero, ma ospite dell’Oste Guelfa. A cose fatte sarebbe stato liberato, scongiurando in tal maniera l’ipotesi che sarebbe corso dal Vescovo ad informare della venuta dei Guelfi dalla parte della Consuma e non da S. Donato come invece credevano. E soprattutto che erano già li, al valico. Pregò e si dimenò, ma non ci fu niente da fare : sarebbe rimasto ospite non libero dei Guelfi, fino a cose fatte. Anche i contadini intenti al lavoro nei campi guardarono con occhi perplessi, increduli e impauriti, l’avanzare dell’esercito guelfo. Tutti furono fatti prigionieri per la stessa ragione del Piovano di Poppi.
Le ‘cose’ si fecero, nella piana di Campaldino, nel giorno di S. Barnaba : l’11 Giugno dell’A.D. 1289.

Francoeffe

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