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"Stenterello" - Un vero fiorentino!

Sempre rappresentata e descritta in modo parziale, Stenterello è una delle maschere italiane più importanti. E’ la maschera della tradizione fiorentina, nata ispirandosi ai comportamenti di vita popolare del fine XVIII secolo.
Stenterello è un personaggio semplice, non è ricco e vive con poco. E’ un personaggio popolare, e rappresenta la caratteristica “figura” fiorentina dell’ottocento, con un bel nasone, ossuto, striminzito, patito, che sembra cresciuto a stento, senza mangiare, con poche cose.
Non tanto alto, bianco pallido, colorito dato anche dalla non agiata condizione economica, deve il suo nome proprio alla sua disagiata posizione sociale e di salute. Da “stento”, cioè mancante del necessario, con patimento, pena, con fatica. Si dice anche per il termine “Stentato”, cioè di persona mal cresciuta. Il ritratto della fame, insomma!
Stenterello è proprio un fiorentino vero, chiacchierone, polemico, che parla il linguaggio del popolo, dicendo cose importanti con un linguaggio folcloristico, inserendo nella conversazione modi di dire spiritosi e divertenti. Dimostra di essere un soggetto pauroso ed impulsivo, predilige i più deboli prendendone la parte.
Propone saggezza ed ingegno, giudizio e sottigliezza di mente, lo fa in modo un po’ impacciato, trema di fronte alle difficoltà e diventa divertente e comico in questo contrasto di atteggiamenti e di comportamenti. Personaggio con la risposta sempre pronta, esprime battute pungenti e lo fa in vernacolo fiorentino, non è mai volgare.
Pellegrino Artusi dice di lui: « ...dal palcoscenico Stenterello lanciava frizzi e motti scevri però di volgarità, tanto che famiglie intere assistevano al suo spettacolo.»
Gli interpreti di teatro che hanno impersonato questa maschera, hanno dato tutti una propria impronta; Lorenzo Cannelli ne faceva una maschera un po' più volgare.
E' l'unica maschera di carnevale fiorentina e fu anche l'ultima maschera della commedia dell'arte antica. E' vestito con il tricorno nero o una lucerna con fregio, una giacca (zimarra) o giubba a falde di color azzurro chiaro o blu, sopra ad una sottoveste sgargiante, panciotto giallo canarino, dei calzoni corti neri (a volte neri e verdi), una calza di cotone rossa ed una fantasia, o due diverse tra loro ma a righe, scarpe a fibbia basse, ed una parrucca bianca con codino all'insù.
Famoso come il personaggio è il suo ideatore.
Nella letteratura si ritrova un fondamentale indissolubile legame tra il suo inventore e la maschera.

Luigi Del Buono nasce a Firenze il 20 aprile del 1751, creatore di brillanti commedie popolari, tra cui Ginevra degli Almieri sepolta viva in Firenze, I Malaccorti, La villana di Lamporecchio, Sempronio spaventato dagli spiriti, Gli amanti alla corda, Il finto Ungaro ecc...
Inventore della Maschera di Stenterello, fenotipicamente il Del Buono era il suo personaggio, magro, sparuto, gracilissimo, così come è stata descritta fisicamente la maschera.
Orologiaio famoso in Firenze, esercitava in Piazza del Duomo, angolo Via de' Pecori. Lo fece fino a che non riuscì a vendere la propria bottega ad un certo Giovanni Grilli per 50 scudi. La sua più grande passione era il teatro, lasciò la bottega per recitare.
Già a 25 anni entra nella compagnia di Giorgio Frilli e nel 1778-79 diviene direttore degli Accademici Fiorentini al teatro Ognissanti. Nel 1785 entra nella compagnia di Pietro Andolfati e nel 1791 fonda una nuova compagnia, la sua e probabilmente anche il personaggio di Stenterello risale a quel periodo.
Stenterello è divenuto anche un soprannome, magari non ispirandosi alla maschera, ma proprio a quello che rappresenta il termine stesso. E' molto probabile che potesse essere il soprannome del Del Buono e da li l'idea di mettere in commedia se stesso. L'ispirazione, racconta Raffaello Landini, amico di Del Buono, avvenne da alcuni strani comportamenti di un mendicante, che vagabondava spesso sotto un tabernacolo in via della Scala. Per il linguaggio pare essersi ispirato al garzone di un barbiere che parlava in modo alquanto arguto, e si sa, nelle botteghe dei barbieri di chiacchiere se ne fanno.
Il Del Buono scriveva poi commedie proprio per il suo nuovo personaggio. Curiose ed interessanti sono le locandine e gli inviti a vedere l'opera teatrale. Già la sua presentazione, a volte fatta in prosa, parla di Stenterello come la propria impersonificazione: «Sono io Esluigi Del Buono, ora conosciuto per Stenterello, e come tale... » e le commedie anche ambientate in luoghi esotici: "STENTERELLO AL GRAN CAIRO - spaventato e perseguitato dagli Arabi".
Luigi del Buono muore il 30 ottobre del 1832 ed è sepolto nel chiostro di Ognissanti. L'equivoco della sua sepoltura fu sciolto da Jarro, quando smentì l'iscrizione di Giuseppe Giusti che dava l’indicazione errata della sua sepoltura in Santa Croce: "Dietro l'avello, Di Macchiavello, Dorme lo scheletro, Di Stenterello".
Dopo più di cent'anni, la Maschera di Stenterello viene vista come parte della tradizione fiorentina.

Sono certo che le commedie interpretate da Del Buono avevano un "sapore" speciale. Gli interpreti successivi come Amato Ricci e Raffaello Landini, ritenuti i più qualificati, quelli d'epoca successiva e del secolo scorso come Vasco Salvini tra le due guerre, Mario Fanfulla e Andrea Nannelli, fino ai nostri giorni come Sauro Artini e Alessandro Riccio, pur di ottima estrazione teatrale e di bellissime interpretazioni, non eguaglieranno mai l'originale, non potranno raggiungere lo Stenterello copia del suo creatore, il popolano fiorentino, di bassa estrazione, ricettacolo di ingiustizie ed angherie, che reagisce con il vero carattere sdrammatizzante e che ha in sé sempre la forza di ridere e scherzare. Un vero fiorentino!
 
Qui in un'interpretazione:

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