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La nuova provocazione di Clet

Non si può rimanere indifferenti alla nuova provocazione di Clet. Quello che nella nottata tra il 19 e 20 gennaio del 2011 è stato installato sul Ponte alle Grazie a Firenze è una di quelle cose che colpisce, non per la sua intrinseca bellezza artistica (sulla quale ci esimiamo nel dare un'opinione), ma per la modalità con la quale si vuol fare notizia.
A Firenze, come in altre città d'italia conosciamo già Clet, questo artista transalpino che da anni vive e lavora a Firenze e che ha scelto questa città per le sue esternazioni artistiche non autorizzate.
Quel'è il messaggio di Clet? Come si pone di fronte all'opinione pubblica? e alle istituzioni?
Per i meno avvezzi alle scorribande notturne e alla interpretazione filosofica dell'arte, ci piacerebbe che qualcuno più dotto di noi desse un'opinione qualificata.
Dopo i cartelli stradali, che diciamo la verità, sono risultati molto simpatici a tutti, Ponte alle Grazie ha avuto  un nuovo inquilino. Un uomo con una gamba ancorata al ponte e l’altra protesa nel vuoto.
Cos'è una sfida? Un suicidio? Un cieco? oppure come ha interpretato qualcuno: un uomo che sfida la gravità?
Il pittore e scultore francese è un provocatore nato, la città è stata tappezzata di figure stilizzate in posa da crocifisso e (dice), che poche settimane fa era riuscito ad appendere un suo autoritratto nel museo di Palazzo Vecchio.
L'uomo di Ponte alle Grazie è un'opera d'arte, rende l'idea di ciò che potrebbe mancare a Firenze nel campo dell'arte contemporanea, integrazione di antico e moderno, di vecchio e nuovo, di sobrio e provocatore.
Insomma Clet, le tue invenzioni e le tue opere hanno una missione, un invito; faccelo sapere!

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